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Giovedì 24 Giugno 2010 00:00

La centrale elettrica / bottega del fabbro (Farie) di Parisio Zorzutti

foto Parisio ZorzuttiAi Rizzi, nel 1911, Parisio Zorzutti, un giovane intraprendente discendente di una famiglia di fabbri e ricercatore nel campo dell’energia elettrica, realizzò due centrali termoelettriche, site dove ora si trova la “Farie”, ovvero il laboratorio del fabbro, in via Milano 52. Tale laboratorio fu realizzato all’inizio del ‘900 dallo stesso Parisio e da Leonardo Zorzutti, suo fratello, anche se già era operante una bottega di fabbro nella vicina casa di famiglia.

Parisio Zorzutti, oltre ad essere un apprezzato fabbro, fu anche e soprattutto illuminato ricercatore nel campo della produzione di energia elettrica ed abile orologiaio (costruì fra l’altro quello del campanile dei Rizzi e di un altro paese vicino), inoltre progettò macchine e strumenti di lavoro considerati innovativi per l’epoca.

All'inizio del ‘900, il giovane Parisio prima ideò una centrale idroelettrica, senza poterla realizzare a causa della mancata concessione ad installare un impianto sul vicino canale Ledra, poi prosegui la sperimentazione progettando una centrale termoelettrica, alla cui sperimentazione partecipò anche lo scienziato Arturo Malignani.

La centrale era costituita da un motore alimentato ad “olio pesante”, cui seguì un altro impianto più potente alimentato a “gas povero”, come recitano i documenti dell’epoca. La caldaia veniva raffreddata con l’acqua della vasca adiacente (tutt’ora visibile) che veniva alimentata da un ruscello che partiva dal vicino canale Ledra. La produzione dell’energia fu prima ad uso privato, poi venne utilizzata anche per la pubblica illuminazione. La sperimentazione proseguì fino al 1913, anno in cui il suo ideatore Parisio Zorzutti morì alla giovanissima età di di trentatrè anni.

Dopo la morte di Parisio, la centrale divenne la nuova bottega di famiglia del fratello Leonardo, prima, e del figlio Ugo Zorzutto poi, ultimo fabbro ancora vivente, che operò fino agli anni ‘90 del secolo scorso, mettendo a frutto l’arte appresa dal padre Leonardo.

Ora il laboratorio, ormai dismesso, conserva ancora la vecchia attrezzatura, strumenti e utensili ed alcuni lavori forgiati appesi ai muri. Le pareti interne ed il soffitto con capriate recano ancora l’annerimento della fuliggine emanata dalla vecchia fucina. Quelle esterne, in mattoni faccia a vista, sono ben conservate, così come le vecchie finestre con inferriate e le porte.

(Testo: Dario Rizzi - Fonti: documenti d’archivio del Comune di Udine e testimonianze orali di Ugo Zorzutto. La variazione del cognome, Zorzutti prima e Zorzutto poi, è dovuto ad un errore dell'anagrafe risalente al 1920 circa)

Valorizzazione

La Farie dei Rizzi è meta di frequenti visite di appassionati e, ad uso didattico, di numerose visite di scolaresche. É stata inserita in un progetto di collaborazione con la Scuola Secondaria di I grado “Via Divisione Julia” - Udine, sedi “G. Ellero” e “G. B. Tiepolo”. La visita si colloca all'interno del Progetto lingue e culture minoritarie: “Tipologie edilizie locali di tipo produttivo e cultura materiale”, ed ha comportato la visita al sito dei Riçs ed un Laboratorio di battiferro. Altre visite sono in programma con la Scuole Elementare Enrico Fruc dei Rizzi.

Arturo Malignani

foto Arturo MalignaniArturo Malignani (Udine, 4 marzo 1865 - 15 febbraio 1939), imprenditore e inventore friulano, si segnalò in particolare per i brevetti nel campo dell'illuminazione elettrica e per lo sviluppo e le applicazioni in Friuli dell'energia elettrica. Fu tra i primi in Italia a sviluppare la produzione di lampade ad incandescenza, registrando diversi brevetti, tra cui il sistema per creare il vuoto nel bulbo della lampada e la veloce (e meno nociva per i lavoratori) produzione in serie di lampadine. Malignani brevettò questo sistema solamente nel 1894 in quanto lo riteneva non necessario: era infatti certo che all'estero inventori come Edison e Philips avessero certamente fatto meglio di lui. In realtà Udine, terza città in Europa con l'illuminazione elettrica dopo Milano e Londra, aveva grazie a Malignani le lampadine migliori al mondo per qualità. La Edison italiana acquisì il brevetto da Malignani e fece da intermediaria con la Edison statunitense per la cessione del brevetto. Nel 1896 Malignani si recò a New York, e lo stesso Thomas Alva Edison rimase meravigliato della qualità del brevetto del giovane friulano, che divenne con la cessione l'uomo più ricco di Udine. Il suo metodo per produrre il vuoto nelle lampade ad incandescenza è tutt'oggi impiegato.

Malignani fu anche un pioniere nello sviluppo dell'energia idroelettrica, fondamentale in un paese, come l'Italia, tradizionalmente povero di fonti di energia fossile. Iniziò costruendo centrali termoelettriche ed idroelettriche sui salti delle rogge cittadine, ma essendo difficili da sfruttare per aver una fonte di energia stabile e continua fece costruire delle dighe, una a Crôsis tra 1897 e 1900 per rifornire di energia elettrica un cascamificio, e la successiva a Vedronza tra 1906 e 1907 per sfruttare le acque del torrente Torre. Quest'ultima, distrutta dal terremoto del 1976, consentì di rifornire Udine di elettricità per le industrie, per l'illuminazione pubblica e privata, e per l'elettrificazione del sistema tranviario cittadino (anch'esso un'opera pionieristica di prim'ordine per l'epoca).

Fu anche meteorologo: nel 1891 sul lato di ponente del colle del castello di Udine, all'interno del giardino della sua abitazione, in una torretta che esiste tutt'oggi, impiantò una stazione meteorologica. Quest'ultima, inizialmente affiancò la stazione meteo dell'Osservatorio di Udine, ma dopo il 1914 divenne la stazione con la strumentazione più avanzata del epoca.