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Giovedì 10 Dicembre 2009 21:16

di Ivaldi Bettuzzi

Per ricordare gli inizi del Circolo incontriamo Ivaldi Bettuzzi, che è stato il primo presidente dell’associazione.
Siamo nel 1969, il clima è quello che c’è in tutto il mondo, la sensazione di poter cambiare tutto era presente, e comunque si cominciava con il poter e dover cambiare i rapporti umani. Una ventata di novità fu alla base della costituzione dell’associazione. Quindi, Ivaldi racconta che il gruppo che diede origine al Circolo era nato da una scissione dal gruppo parrocchiale.

Nell’ambito di un’assemblea alcuni scoprono che lo statuto del circolo legato alla parrocchia, recitava che il parroco poteva a sua discrezione sciogliere gli organismi dirigenti e il circolo stesso senza dover tener conto degli altri. Fu questa un po’ la scintilla che innestò in un gruppo di giovani l’idea che non si potesse sottostare ad un’imposizione del genere. Ed allora iniziò la gestazione di questa nuova realtà, completamente apolitica, che cominciò ad organizzare tornei di calcio, basket, cineforum e pian piano si arrivò, dopo un anno di preparazione a cominciare la nuova avventura chiamata Nuovi Orizzonti, nella sede attuale, data in comodato dalle Coop. A quel tempo era cappellano ai Rizzi l’attuale vescovo di Udine, e Ivaldi dice che nonostante questa frattura, i rapporti furono comunque di rispetto e di collaborazione seppure su fronti ormai diversi.

Era lo spirito del tempo, era la situazione sociale, fatto sta che questo gruppo di giovani con tanta voglia di stare insieme, intraprese il cammino della nuova associazione con la sensazione non dichiarata di essere un po’ dei dilettanti allo sbaraglio. Però era un dovere lottare contro le imposizioni, da qualunque parte esse venissero, e fu fatto quello che era giusto fare. C’era però, impagabile, la sensazione della libertà conquistata, e la voglia di costruire qualcosa di proprio. Non a caso molte della coppie che si sono formate una famiglia nella vita, nacquero allora, dalle idee comuni, dallo stare insieme a lottare per un ideale, per fare qualcosa di buono per gli altri.

Le prime cose che ricorda Ivaldi furono i cineforum con i film delle edizioni Paoline, che era la distribuzione cinematografica più democratica del tempo. Si parlava per ore intere in interminabili discussioni del rapporto genitori figli, si organizzavano gite. Ma la cosa più importante che ci tiene a sottolineare, è che in tutti lo spirito del gruppo si esprimeva con la scelta di stare sempre e solo dalla parte del Circolo e di farlo crescere anche costo di impegno, di sacrifici e di tanto tempo speso.

Mette in rilievo come in questo contesto l’accentuazione sul versante sociale era dovuta da una netta prevalenza di posizioni di sinistra: il borgo dei Rizzi era chiamato la piccola Russia, per identificarlo e dargli una connotazione sociale. Di questo erano non solo consapevoli tutti i partecipanti, ma Ivaldi tiene a precisare che mai questo è stato di ostacolo alla formazione e al lavoro del gruppo che animava il Circolo.

Lui è stato presidente per un anno, poi c’è stato il servizio militare e quindi il suo impegno per forza di cose è diminuito in termini di frequenza. È stato comunque sempre vicino alle iniziative importanti che negli anni il Circolo ha messo i campo. E continua ad esserlo tuttora.