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Anche questo era '68! Ma... PDF Stampa Email
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Martedì 24 Novembre 2009 20:53

di Carlo Benvenuto

Quando mi è stato chiesto, nell’ambito della ricorrenza del 40° anniversario di fondazione, di scrivere un testo di ricordi della mia esperienza di socio fondatore del Circolo “Nuovi Orizzonti” e di protagonista, certo tra i più impegnati, delle attività e delle scelte operate nei primi cinque/sei anni di vita di quella creatura, debbo ammettere di essere stato colto da un senso di disagio e di imbarazzo, perché mi sono subito reso conto che non è facile, senza lasciarsi andare a banali “amarcord”, estrapolare con lucidità tra i tanti ricordi quei significati e quei valori che possano costituire ancora oggi un valido contributo all’attuale vita associativa di quella realtà.

Premetto infatti che dopo quegli anni di full-immersion nella quotidianità del Circolo e del Quartiere, mi sono via via allontanato da tale contesto perché impegnato in altre attività, per poi ritirarmi nel più totale disimpegno a causa di vicissitudini personali che hanno limitato le mie capacità operative. Ne consegue che da molti anni non frequento e non conosco da vicino le attività del Circolo “Nuovi Orizzonti” e, se si tiene conto anche che in questo lasso di tempo nel Quartiere ed in ogni aspetto della nostra Società sono intervenuti cambiamenti radicali e, per certi aspetti, epocali, si comprenderanno le ragioni del mio disagio.

Per me tutto ebbe inizio allorché Mario ed Ivaldi mi contattarono per raccontarmi dell’emersione di gravi contrasti, dovuti all’insofferenza da parte di diversi giovani nei confronti di un eccesso di tutela esercitato dalla Parrocchia sulle attività del Circolo culturale e ricreativo già operante ai Rizzi e mi chiesero se ero disponibile ad impegnarmi per costituire un nuovo soggetto, più autonomo e rispondente al messaggio antiautoritario che si andava diffondendo in quel periodo.

Nel giro di pochi giorni, la redazione e la diffusione capillare di un volantino consentì la partecipazione di oltre 50 giovani e giovanissimi ad un’assemblea presso l’allora Trattoria “Al Giardino”, nel corso della quale il gruppo dei promotori, che nel frattempo si era già allargato, si convinse che il progetto non solo era fattibile, ma largamente atteso, con la sola avvertenza proprio che esso non subisse condizionamenti esterni e realizzasse un’effettiva autogestione delle attività.

Da quel momento le iniziative furono frenetiche e caratterizzate da decisioni e scelte sempre collegiali e condivise, anche se spesso precedute da discussioni animate ed approfondite, che consentirono in brevissimo tempo di dotare il nuovo Circolo di una Sede, di una denominazione e di un logo, di uno Statuto, di un giornalino a diffusione periodica, di un complessino musicale, di una compagnia teatrale, della disponibilità di una malga in disuso nei boschi vicino a Cludinico, fino a patrocinare la costituzione dell’A.S. Udinenord di calcio e pallacanestro.

Quanto impegno e quante preoccupazioni dietro ad ogni realizzazione, ad ogni tassello di questa che sembra un’arida elencazione! A cominciare dalla stipula del contratto di comodato con le Cooperative Riunite,allora proprietarie dell’immobile, di cui ci concessero con una formulazione che rispettava l’assoluta autonomia decisionale e gestionale del Circolo, l’uso del salone sottotetto e del parco esterno prima, poi anche di parte dello scantinato. Successivamente, con un grande sforzo di autofinanziamento e di volontariato ante litteram che utilizzò le capacità artigianali in erba di tanti giovani, si resero confortevoli ed adeguati quegli ambienti consegnatici grezzi, alle molteplici attività e frequentazioni.

Non eravamo giovani che la pensavano tutti allo stesso modo, se mai ciò fosse stato possibile! L’età dei soci era per lo più compresa tra i 25 ed i 15 anni, la componente maschile e quella femminile grosso modo si equivalevano numericamente, alcuni avevano già maturato qualche orientamento politico ed ideale, ma per la maggioranza non era così e non mancavano coloro che rasentavano il qualunquismo più totale e frequentavano il Circolo solo per vicinanza ad altri soci di cui erano particolarmente amici, o perché attratti dalla componente meramente ricreativa delle attività svolte; eppure anche questi ultimi hanno contato e non solo per far numero”, come si suol dire, ma è stata proprio la loro presenza a rendere più pressante l’esigenza di coltivare il valore dell’autonomia decisionale e, a tale proposito, anche quando, per ragioni anche di autofinanziamento, abbiamo partecipato a manifestazioni altrui, l’abbiamo sempre fatto gestendo spazi distinti e ben riconoscibili.

L’assenza di finanziatori, di qualsivoglia patrocinio, aveva indotto in tutti noi, ed in modo particolare a chi si trovava a far parte del Consiglio Direttivo, uno spiccato senso di responsabilità, valore questo che ha conseguito una costante attenzione alla legalità, all’etica, alla lealtà nei rapporti tra i soci e con i nostri interlocutori.

L’obiettivo del Circolo allora era quello di raccogliere l’adesione del maggior numero di giovani dei Rizzi, con spontanee adesioni anche da località limitrofe; non ci sono mai state tentazioni elitarie e le attività erano congegnate in modo da consentire, da parte dei soci che lo desideravano, una frequentazione quotidiana: alle festicciole si alternavano le gite e le escursioni in montagna, alle riunioni organizzative seguivano i cineforum ed i dibattiti sui più diversi argomenti ed a tale proposito voglio ricordarne uno per tutti, perché, grazie all’intervento di medici ed operatori del settore, ci aveva resi consapevoli di una vera e propria rivoluzione avviata in quel periodo e cioè il superamento della condizione negli ospedali psichiatrici prima che si affermassero i principi introdotti da Franco Basaglia.

Credo di dover fermare qui il getto dei ricordi e di non dilungarmi oltre... ma ecco, se tento di collegare tutto ciò alla realtà odierna, mi sento di nuovo pervaso dal disagio e dall’imbarazzo cui accennavo più sopra. Certo, oggi molte delle aspirazioni e delle attività di allora sarebbero obsolete ed anacronistiche. Ai tempi di Internet e dei messaggini, credo siano praticabili progetti più qualificati e rispondenti agli interessi dei soci nei settori culturale e ricreativo e rivolti ad una dimensione territoriale ben più vasta. Un altro settore di attività, questo sì nell’ambito del quartiere, potrebbe essere quello del volontariato per andare incontro alle difficoltà delle persone più deboli, a patto però che si tratti di qualcosa di efficace e che rifugga tanti atteggiamenti di maniera, purtroppo tanto diffusi.

Forse sono proprio l’etica della responsabilità e l’autonomia nella gestione delle attività i più significativi elementi del bagaglio dei valori primigeni che possono ancora contribuire al perseguimento dei fini statutari in una situazione così profondamente mutata.