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Lunedì 01 Novembre 2010 01:00
Renato Picilli

L'attività di Renato Picilli, Cavaliere per meriti artistici, è storicizzata dagli anni Settanta e da allora lo scultore ha portato avanti una ricerca tesa a celebrare alcuni momenti del Novecento.

Le sue opere si innervano di una forza propria: il materiale utilizzato è stato ed è tuttora prevalentemente il ferro. Le sue creazioni perciò si irrobustiscono quasi in se stesse, roteando e crescendo come alberi: la mano del loro artefice è quasi rabdomantica nella ricerca di forme e soluzioni.

Il criterio che guida l’artista è quello di riversare nell'opera la propria creatività, materializzando un pensiero che possiede un’interpretazione della vita, e allo stesso tempo della forma, che tende a iterarsi. L'opera però non è mai ripetitiva e infatti nelle diverse forme convive sempre un'anima delle cose che ritorna come un flusso d'acque accanto a un “nuovo” che nasce irripetibile: si tratta di forme organiche provenienti da materia inorganica.

È un flusso vitale di muscoli e di nervi di ferro, di sangue che penetra nelle forme: stiamo dicendo che queste "cose" possiedono l'impulso vitale di un’anima pur senza possederla, essendo ben consapevoli che la materialità del ferro è inerte.

Sembra una contraddizione in termini, ma Renato Picilli offre questa percezione del suo lavoro della materia.

La sua casa-studio a Udine, in via Brescia, vive di un'oggettualità molteplice, che si esprime attraverso una diversità delle forme, una varietà degli studi affrontati e una sperimentazione continua che gli hanno permesso di raggiungere risultati sorprendenti.

I contenuti ai quali si è richiamato Renato Picilli sono principalmente i valori della Resistenza che, attraverso l’affermazione della liberazione dal nazifascismo, rappresenta una sorta di simbologia della libertà di creatività da parte dell'artista. Le altre tematiche, quelle del lavoro e della dignità umana che si declinano anche nell’urgenza dei bisogni degli invalidi del lavoro, fanno di lui un testimone importante di un tempo storico come il nostro cui spesso ha dedicato la sua ricerca.