Luce sull'arte - Hi.Project per lib.ars |
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Martedì 02 Novembre 2010 21:11 |
3 – 19 Dicembre 2010
Circolo Culturale e Ricreativo Nuovi Orizzonti
Via Brescia 3, località Rizzi - Udine
dal lunedì al venerdì dalle 18.00 alle 20.00
sabato e domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00
l'architettura dei led - evento/installazione
Luce, colore, materia, è una combinazione alchemica che ha innescato l’ambizioso progetto "lib.ars" (liber ars – "lib.ars", sintesi di Libertà tradotta nell’idioma locale).
Senza affrontare tecnicismi, ai più, ostici, occorre sottolineare che la luce è un elemento fondamentale per tradurre le forme della materia e, altresì, il colore, per intenderla nel suo divenire, quindi non poteva che essere questo il leitmotiv della mostra.
L’azienda Hi Project ha fatto da tramite sulla necessità d’interpretazione fenomenica da parte degli artisti che propongono in una sede, come quella del Circolo Culturale e Ricreativo Nuovi Orizzonti, avente forte valenza sociale, un particolare modo di dare senso alla realtà, nella compiutezza delle loro opere, esponendo fotografie, sculture, dipinti o installazioni ‘site specific’, grazie ad una coreografia luministica di prim’ordine culminante in un profluvio sensoriale caleidoscopico.
Il percorso espositivo vuole essere solo un libero viaggio percettivo dove lo spettatore, immerso in un ambiente mirabolante, è protagonista dell’evento.
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Segni di vita - Conversazione aperta col Maestro Giorgio Celiberti |
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Martedì 02 Novembre 2010 21:06 |
sabato 18 Dicembre 2010 alle 18.00
Circolo Culturale e Ricreativo Nuovi Orizzonti
Via Brescia 3, località Rizzi - Udine
Il desiderio di ospitare il Maestro Giorgio Celiberti nasce dall’esigenza di esprimere le tante sfaccettature riguardanti il tema conduttore della mostra: la Libertà.
Chi se non un personaggio con sedimentata cultura storica e profonda sensibilità come Lui avrebbe potuto condurci in questi ampi spazi interpretativi?
Crediamo che ben poche persone sarebbero state in grado di illuminarci.
Il Maestro disgrega gli equilibri compositivi e li riassembla con un suo “modus operandi”: la Sua è una personale logica segnica che travalica la pura sequenza narrativa tradizionale e i colori si decantano in partiture compositive d’intensa espressività, per giungere ad un’epifania di cromie, che si librano nell’etere, libere, come le idee degli uomini.
Viene ingenerato, dalle opere, uno stimolo sensoriale dato da superfici volumetriche contrapposte (spazi vuoti e pieni, positivi o negativi) che s’incuneano in arcaiche forme simboliche portanti un solo messaggio: pace e fratellanza fra i popoli.
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Lunedì 01 Novembre 2010 01:00 |
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L'attività di Renato Picilli, Cavaliere per meriti artistici, è storicizzata dagli anni Settanta e da allora lo scultore ha portato avanti una ricerca tesa a celebrare alcuni momenti del Novecento.
Le sue opere si innervano di una forza propria: il materiale utilizzato è stato ed è tuttora prevalentemente il ferro. Le sue creazioni perciò si irrobustiscono quasi in se stesse, roteando e crescendo come alberi: la mano del loro artefice è quasi rabdomantica nella ricerca di forme e soluzioni.
Il criterio che guida l’artista è quello di riversare nell'opera la propria creatività, materializzando un pensiero che possiede un’interpretazione della vita, e allo stesso tempo della forma, che tende a iterarsi. L'opera però non è mai ripetitiva e infatti nelle diverse forme convive sempre un'anima delle cose che ritorna come un flusso d'acque accanto a un “nuovo” che nasce irripetibile: si tratta di forme organiche provenienti da materia inorganica.
È un flusso vitale di muscoli e di nervi di ferro, di sangue che penetra nelle forme: stiamo dicendo che queste "cose" possiedono l'impulso vitale di un’anima pur senza possederla, essendo ben consapevoli che la materialità del ferro è inerte.
Sembra una contraddizione in termini, ma Renato Picilli offre questa percezione del suo lavoro della materia.
La sua casa-studio a Udine, in via Brescia, vive di un'oggettualità molteplice, che si esprime attraverso una diversità delle forme, una varietà degli studi affrontati e una sperimentazione continua che gli hanno permesso di raggiungere risultati sorprendenti.
I contenuti ai quali si è richiamato Renato Picilli sono principalmente i valori della Resistenza che, attraverso l’affermazione della liberazione dal nazifascismo, rappresenta una sorta di simbologia della libertà di creatività da parte dell'artista. Le altre tematiche, quelle del lavoro e della dignità umana che si declinano anche nell’urgenza dei bisogni degli invalidi del lavoro, fanno di lui un testimone importante di un tempo storico come il nostro cui spesso ha dedicato la sua ricerca.
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lib.ars - Carlo Stragapede |
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Lunedì 01 Novembre 2010 01:00 |
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Carlo Stragapede ha sedimentato la sua conoscenza del disegno negli anni, coltivando un figurativo che sorgeva da una lettura storico artistica appassionata e competente, e da una sperimentazione classica, modulando il disegno alle cui spalle c'era comunque uno studio rigoroso, vorrei dire, euclideo e matematico.
Oggi quella fase potrebbe essere considerata superata perché l'artista opera ricavando immagini informatiche e, dallo studio dei social networks, dalla complessità dei mondi d’Internet, raccoglie idee e suggerimenti. La base segnica rimane e con essa la competenza pittorica, ma anche la consapevolezza dell'estrema duttilità del colore in tutte le sue articolazioni cromatiche.
Il disegno salvaguarda la contaminazione multimediale, ridefinendolo nei toni, ricostruendolo negli spazi dipinti.
Questo passaggio è un salto di qualità anche sul piano ideologico e, mentre sul piano tecnico conserva alcuni segreti, che per complessità debbono essere sottaciuti, sul versante filosofico, invece, si afferma sottolineando l'infinitezza degli strumenti a disposizione della creatività richiamando comunque ad una riflessione: come essa è senza confini, cosi la tecnologia è sfida inalterata nella nostra quotidianità.
Sul piano dei supporti che ricevono queste immagini va sottolineato lo studio dei materiali quali il metacrilato trasparente, l'acridite opalina, l'MDF, e soprattutto il Corian. L’utilizzo di tecniche espressive e lo studio della loro ricettività implica l’analisi di una nuova luminosità e quindi una scommessa storica della ricerca della luce che ancora una volta si attualizza con la sperimentazione di nuove contaminazioni, alle quali Carlo Stragapede non si sottrae.
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lib.ars - Walter Menegaldo |
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Lunedì 01 Novembre 2010 01:00 |
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La fotografia di Walter Menegaldo è documento, corrisponde all'urgenza di raccontare con immagini la cronaca, far vedere gli avvenimenti, mostrare ciò che accade. E questa necessità Menegaldo la sente sia nell'ambito dell'incontro pubblico, dell’evento che diventa quasi momento storico, sia nell'ambito del privato, del disegno del momento, del racconto dell'episodio contingente.
In questo senso Menegaldo diventa reporter e fotogiornalista, testimone di un tempo, narratore di vicende con lo strumento tecnologico, ma anche umile cronista dell'individuale.
I personaggi che racconta si muovono sulla scena riportando la loro individualità, la lucidità del narrato non rende mai fredda la scena, ma sempre dinamica e viva, psicologica e presente.
Sembra che il fotografo sappia cancellare l'accaduto, il passato, trasformandolo in un continuum presente, pare che ogni scatto sottolinei l'attualità e che la scena raccolta continui ad esistere anche quando si è consumata, quando realisticamente tutto è accaduto, pare poeticamente che ogni fatto ritorni.
Tra i suoi scatti vanno segnalati anche i reportage dai viaggi. In questo caso l'autore esprime la congiunzione del tempo con lo spazio, un antico tentativo degli artisti di ogni tempo che vogliono sintetizzare queste categorie dello spirito, rendendo invisibile lo spazio e immutabile il tempo che illusoriamente smette di avvolgersi in se stesso.
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Lunedì 01 Novembre 2010 01:00 |
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Libertà è una parola d'ordine, anche nella produzione artistica.
Per Fabio Dolso le categorie dell'anima, lo spazio e il tempo, si nutrono della libertà. Pensiero e riflessione, immagine e colore, desiderio e appagamento, si sorreggono vicendevolmente ed escono dal tunnel dell'oblio della ragione quando sono rinvigorite dall'energia sempre giovane della libertà. Ma libertà è anche armonia ed equilibrio. Volontà e consapevolezza. E nella sua opera un po’ tutti questi elementi convergono e sottoscrivono un manifesto culturale che si accompagna con un lavoro profondo e dinamico. Perché dinamica è superamento della statica, è completezza nell'insieme di segni che individuano il tracciato di un percorso evolutivo che, se confinato in immagini, viene da lui riprodotto in "pictogrammi": una filosofia dell'immagine che, per questo artista, vigile ai "mezzi sempre più articolati e complessi -scrive- di trasmissione di informazione", è sostenuta ed indissolubilmente legata alla multimedialità, attraverso l'acquisizione dinamica delle immagini si può trasformare in un'esperienza sensoriale di alto impatto emotivo. Ecco dunque come la luce riletta dall'artista diventa struttura portante nelle sue "Kaleidostanze"; la stessa luce che scandisce la vita dell'io fin dall'inizio dei tempi. Quel tempo che cifre e ingranaggi di varia natura hanno tentato di governare. Due elementi, liberamente capaci di percorrere la storia, che con una mossa vincente ed intuitiva vengono intrappolati in una stanza, una sorta di camera antigravitazionale, figlia del Teatro Nero di Praga, in cui immagini e memoria si intrecciano, si confondono e scandiscono i tempi di appropriazione dell'informazione.
Ci troviamo di fronte ad un intellettuale che radicalizza molto il senso di appartenenza al personale mondo di immagini che propone, mondo e mezzi assolutamente meritevoli di attenzione.
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